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Il Dna antico della Brianza aiuta le microaziende a rilanciarsi dopo la crisi

di Aldo Bonomi

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24 Gennaio 2010

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Non sprecare la crisi. È questa la grande sfida dell'oggi. Anche per le nostre filiere produttive la crisi è la febbre che annuncia la definitiva transizione dal fordismo all'economia della conoscenza globalizzata. Con tutto ciò che ne consegue. Le reti intermedie hanno retto il primo urto organizzandosi in veri e propri "comitati di crisi" più o meno formalizzati che oggi costituiscono fondamentali riserve di capitale sociale per l'uscita. A questa rete di territorio le micro-imprese della Brianza chiedono soprattutto sostegno allo sforzo di riposizionamento che molte imprese già praticano in solitudine: promozione e credito all'innovazione per le avanguardie, accompagnamento selettivo verso l'alto per i "resistenti" per non depauperare il tessuto produttivo. Camere di commercio, rappresentanze, reti produttive e commerciali locali (dai mobilieri di Progetto Lissone, I.Style o Made in Meda a poli funzionali come il Clac di Cantù o il Polo tecnologico di Desio) diventano fondamentali nella costruzione di nuove reti aperte transterritoriali e multilocalizzate, veri e propri patti di filiera per conquistare mercati emergenti.
Questa la strada maestra per stemperare ansie e paure sempre in agguato. Perché sebbene i brianzoli non credano all'idea del declino (solo il 14,5% la fa propria) il 61,8% ritiene che la crisi durerà molto a lungo e il 68,1% che l'Italia dovrebbe proteggere i suoi prodotti rispetto alle economie emergenti, mentre il 66,8% chiede allo stato centrale di ridurre la pressione fiscale e il 37,7% di sostenere gli investimenti.
A chi ci osserva dalla City o ai decisori pubblici francesi formati alla mitica Ena non abbiamo nascosto nulla. Anzi, questo racconto territoriale dimostra che il capitalismo dei piccoli, oscillando tra paura e speranza, ha tenuto. Quanto abbia elaborato una coscientizzazione alla transizione che la crisi induce, è questione aperta. Dipenderà da come le politiche pubbliche dall'Europa in giù o come il capitalismo delle reti dalle banche in giù, sapranno accompagnare e valorizzare artigiani e piccoli imprenditori. L'attenzione dei media francesi e inglesi può far piacere, ma da sola non basta.

24 Gennaio 2010
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